A Beltoja provincia di Scutari, nord Albania, Fondazione Emmanuel sta attualmente implementando la formazione prevista nell’ambito del progetto “Te Kujdesemi” – “Prendersi Cura” finanziato con Avviso Pubblico 2021 dalla Regione Puglia – Dipartimento Sviluppo Economico- Sezione Relazioni Internazionali con l’obiettivo di garantire il diritto allo studio ed alla salute dei bambini e delle donne di sette villaggi siti nel distretto di Scutari attraverso azioni a sostegno della cura e prevenzione del disagio minorile e azioni di empowerment delle giovani donne del Centro Diurno “Angela Clerici” gestito dalla Fondazione Shtepia Angela Clerici në mbrojtje të jetës.
Il progetto rientra nelle due linee di intervento che in questi anni hanno delineato il lavoro dell’organizzazione ovvero: l’accoglienza e la cooperazione internazionale.
Fondazione Emmanuel opera in Italia e nel mondo dal 1992; è una ONG riconosciuta, è l’ente giuridico all’interno della Comunità Emmanuel che si occupa del Settore Migrazioni e il Sud del Mondo.
Sud inteso come Sud Europa, Sud Italia e non solo riferito al sud geografico ma ad un Sud piu’ profondo, di vulnerabilità e fragilità che appartengono al mondo e quindi all’umanità.
Partendo dall’esperienza fatta di percorsi di accoglienza, progetti e iniziative di sviluppo comunitario, formazione e mediazione interculturale applicata in ogni ambito del nostro agire, F. E. in questi anni ha operato a Lecce e provincia, ma anche Potenza (con la presenza di un Comunità Educativa per minori stranieri non accompagnati), da qualche anno anche a Torino, Roma, Firenze dove attualmente coordina un progetto di accoglienza diffusa destinato a n.10 studentesse afgane, e poi in Europa attraverso progetti Erasmus+, in Albania, in Ecuador, in Ciad attraverso progetti di cooperazione internazionale.
In Italia l’accoglienza si esplica attraverso i servizi attivi sul territorio: il CAS- Centro di accoglienza straordinaria per rifugiati e richiedenti asilo “Casa Francesco” a Novoli; “Casa Caterina” a Monteroni e il Centro di Prossimità “Casa Comune”, situato a Lecce.
L’accoglienza che per Emmanuel non è solo servizio ma è andare oltre il servizio, credere cioè che possa esistere una comunità accogliente che valorizzi la persona con la sua unicità e riconoscendo la sua identità e i suoi diritti.
L’accoglienza che giorno dopo giorno si costruisce insieme a chi è considerato “accolto/accolta” e chi è chiamato ad “accompagnare” (operatori, mediatori, assistenti sociali, ecc..) per la costruzione di un progetto di Vita, per la ri-scoperta di un sogno e per il ri-conoscimento della propria identità.
Al centro dunque di ogni percorso non vi è più solo la persona considerata accolta ma ogni persona (operatori e beneficiari) chiamata ad una responsabilità collettiva di promozione dello sviluppo umano, professionale e comunitario.
In un mondo sempre piu’ globalizzato anche il concetto e sistema di accoglienza è e dovrebbe essere in continua evoluzione per rispondere (andare verso) i bisogni di una società che ha sempre nuove domande, nuove sfide in atto.
Fondamentale in ciò che per noi è il costante alimentare/nutrire il concetto di accoglienza è il mettersi in ascolto ma…come?
È ciò che p. Mario Marafioti s.j.- fondatore della Comunità Emmanuel- chiama “Vita con vita” che riassume il nostro agire quotidiano. Dall’ascolto empatico del bisogno alla costruzione di un percorso condiviso in cui il processo di co-costruzione e di apprendimento hanno un valore fondamentale e un peso maggiore rispetto al risultato e agli obiettivi da raggiungere. (2020, Bere alla Sorgente. Lettere alla Comunità Emmanuel)
Nell’attuale scenario politico e culturale, che propone il concetto di cittadinanza legato a quello di globalità, non solo gli spazi formali (scuola, università, luoghi pubblici…) giocano un ruolo fondamentale nei percorsi di educazione alla cittadinanza, ma anche gli spazi informali assumono, dalla nostra esperienza un ruolo chiave nei processi di apprendimento, di crescita e di ascolto.
Conoscendo i dati della dispersione scolastica, in particolare al sud Italia e sud Europa e dell’area mediterranea, gli spazi nati dal basso, le iniziative, i progetti condivisi divengono per noi il luogo dove offrire e condividere con tanti giovani conoscenze e concetti sul tema della cittadinanza e tali spazi si configurano in tal modo quale laboratorio, luogo dove praticare un tirocinio autentico di partecipazione diretta.
Penso ai tanti studenti/studentesse che hanno attivato percorsi di tirocinio presso le nostre strutture, penso ai progetti Erasmus+ e dunque alle opportunità di scambio europeo attivate negli ultimi anni, penso ai laboratori creativi-artistici nati con insieme ad artisti locali e che coinvolgono la comunità attivando processi di consapevolezza e ponendo le basi per una cittadinanza globale. Dove per cittadinanza globale intendiamo il senso di appartenenza ad una comunità più ampia e un’umanità condivisa, interdipendenza politica, economica, sociale e culturale e intreccio fra il locale, il nazionale e il globale.
In occasione dell’FQTS tenutosi a Lecce lo scorso venerdì 28 aprile presso Le Sorgenti dal titolo “Terzo Settore e cittadinanza globale” abbiamo provato a dare una risposta alla domanda posta:
“Si può immaginare davvero il superamento di una visione solo di servizio versus una visione di interculturalità?”
Ci chiediamo se guardando alla complessità del mondo la risposta non debba essere altrettanto complessa e dunque non escludente. In una visione globale, multidimensionale, sistemica i percorsi di accoglienza che promuoviamo dovrebbero tener conto tanto della visione di “servizio, missione” quanto di quella dell’interculturalità, per poi andare oltre e dall’interazione generare una nuova visione, una nuova cultura e quindi ad una visione transculturale (che tenga conto della conoscenza reciproca tra culture diverse e delle loro reciproche influenze come superamento critico della cultura propria).
In quest’ottica quindi il ruolo del Terzo Settore dovrebbe essere quello di facilitare tali processi di integrazione/interazione (ciò che in Fondazione chiamiamo “osmosi socio-culturale”) di visioni, culture riconoscendo il valore della persona al centro, portatrice di diritti, di unicità e espressione di mondi talvolta sconosciuti.
Le 3 dimensioni concettuali (cognitiva, comportamentale e socio-emotiva) dell’educazione alla cittadinanza globale riportano alla centralità del valore della persona in ogni ambito, alla centralità della persona e alla sua valorizzazione che dovrebbe essere al centro di politiche economiche e sociali locali e internazionali. (Unesco, 2018, Educazione alla Cittadinanza Globale: Temi e obiettivi di apprendimento)
Nel nostro piccolo, nelle azioni quotidiane, progetti, iniziative all’interno del processo Emmanuel in cui siamo (fatto di speranza e attesa, accoglienza, lotte, progettazione, sogni condivisi, ecc…), ci sentiamo chiamati a rimettere al centro l’umanità, a volte dimenticata e/o intrappolata nelle logiche delle politiche dell’interesse e del potere.
a partire da tutti i Sud…
Fondazione Emmanuel – Don Francesco Tarantini per le Migrazioni e il Sud del Mondo
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