La Città di Torino conferisce a Mina Sharifi, studentessa beneficiaria del progetto ‘Culture Builds the Future’, il Sigillo Civico

Descrizione


L’Alta Onorificenza, conferita durante una solenne cerimonia nella Sala Rossa del Palazzo Civico, alla presenza delle Istituzioni della città, riconosce a Mina Sharifi l’impegno profuso per la difesa dei Diritti Umani con particolare riguardo alle donne afghane.


La cerimonia, durante la quale il Sigillo Civico è stato consegnato anche ad Hassan Khorzom, profugo siriano, è stata introdotta da Ludovica Cioria, Vice Presidente del Consiglio Comunale; la Cioria nel suo discorso introduttivo ha rimarcato l’importanza di questo conferimento in questo particolare momento storico “Ci troviamo oggi qui riuniti per una cerimonia di grande valore per la nostra Città: il conferimento dei Sigilli Civici a persone che si siano distinte per la promozione e difesa dei diritti umani, per l’esempio di vita ispirata a principi di pace, giustizia, solidarietà, per il contributo al progresso sociale e culturale in ogni campo del sapere, per aver giovato a Torino ed al suo prestigio in ambito sociale, culturale, sportivo, religioso. Consentitemi di dire che non potrei essere più emozionata ed orgogliosa di aprire la cerimonia di oggi, 21 marzo 2025, nella giornata mondiale della Lotta al razzismo e nella giornata del Ricordo delle Vittime innocenti delle Mafie. La nostra cerimonia sarà dedicata a due figure dal grande valore umano e simbolico: Hassan Korzom e Mina Sharifi. Hassan e Mina sono due potentissime testimonianze di resistenza, di lotta, di difesa dei diritti umani e di promozione del dialogo interculturale di cui, oggi più che mai, abbiamo bisogno. Viviamo tempi in cui si moltiplicano le guerre in tutto il Mondo, in cui anche nelle zone di pace si ricomincia a parlare di armamenti, in cui nelle zone di conflitto l’umanità sta pagando un prezzo di vite innocenti altissimo e ingiustificabile. L’Europa e l’Italia che sono riuscite a darsi da 80 anni un ordinamento di vita comunitaria in pace, hanno il dovere di difendere innanzitutto questi valori. Il rispetto dei diritti umani, la protezione dell’innocenza dell’infanzia, la difesa del diritto all’istruzione, della libertà di movimento, della diritto alla salute e al perseguimento della felicità personale che diventa anche benessere collettivo. Non dobbiamo, inoltre, fare l’errore di pensarci altri e altro rispetto alle loro storie, di riservare per noi occidentali il ruolo dei salvatori e delle salvatrici del mondo. Non dobbiamo sentirci assolti, ma dobbiamo, piuttosto, essere coinvolti. Dobbiamo essere coinvolti nel tenere presente che i conflitti in Medioriente e in Asia sono anche collegati alle nostre scelte politiche, nazionali ed internazionali.  Dobbiamo essere coinvolti nell’unirci al grido di pace che si leva dai popoli, troppo spesso coperto dai proclami di guerra di alcuni governi. Dobbiamo essere coinvolti nel sostenere tutte le persone che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla morte e chiedono asilo per poter avere la possibilità di vivere in pace e di proteggere le proprie figlie e i propri figli. Per queste ragioni l’Italia e Torino hanno accolto Hassan Korzom e Mina Sharifi. Per queste ragioni Hassan e Mina stanno donando al nostro paese tutte le loro capacità, i loro ingegni, la loro onestà umana ed intellettuale, il loro amore e la loro passione. Di questo noi li ringraziamo ed è con questa cerimonia che ne suggelliamo ufficialmente il valore”.


La mozione di conferimento del Sigillo Civico a Mina Sharifi è stata fortemente sostenuta da Abdullahi Ahmed, cittadino italiano di origine somala, Consigliere Comunale a Torino che ha sostenuto e accompagnato Mina nella Campagna Internazionale per il Diritto all’Istruzione In Afghanistan.


Stefania Gualtieri, Vice Presidente di Fondazione Emmanuel, l’ONG che coordina il progetto ‘Culture Builds the Future’ durante la cerimonia ha motivato il conferimento del Sigillo Civico: “Mina Sharifi nasce nell’agosto del  2001 in un villaggio nella provincia di DAYKONDI, nell’Afghanistan centrale. Mina ha 7 sorelle e 2 fratelli.


Mentre frequenta la quarta elementare, si trasferisce -insieme a tutta la famiglia a HERAT- capitale della provincia omonima; la migrazione interna della famiglia è motivata dal desiderio dei genitori di offrire ai figli una istruzione adeguata e maggiori opportunità. A Herat Mina Completa gli studi liceali, Si dedica al perfezionamento della lingua inglese, Supera l’esame  nazionale per l’inserimento in università.


Mina è felicissima: è stata ammessa all’Università per studiare INFORMATICA: un traguardo per nulla scontato per una donna, in Afghanistan. 


E’ l’estate del 2021.


Mina si prepara per iniziare un nuovo capitolo della sua vita. Ma sono gli stessi giorni in cui crolla ilgoverno. L’Afghanistan è sotto il regime repressivo dei talebani che privano le donne di ogni diritto; nessuna donna può più studiare, nessuna donna può più lavorare, parlare in pubblico.


In un momento la vita di mina cambia direzione; sembra fermarsi.


Ad agosto 2021 riesce a uscire dal suo paese insieme a 5000 cittadini e cittadine afghane. Mina è con un fratello e tre sorelle. Il resto della sua famiglia, delle sue amiche, resta alle sue spalle.


Ogni suo sogno ed ogni progetto di vita, si dissolve. 


Si chiama MIGRAZIONE FORZATA.


Mina, il fratello e le sorelle giungono in Italia e sono inseriti nel sistema di accoglienza governativo, a Genova.


Nel novembre del 2021 Mina risponde ad una call nazionale di Fondazione Emmanuel per l’erogazione di una Borsa di Studio Universitaria Triennale, all’interno del Progetto “La Cultura costruisce Futuro”.


Viene selezionata e si iscrive presso Uni.to dove frequenta il Corso di Laurea in Informatica.  La sua borsa di studio è sostenuta da Fondazione Compagnia San Paolo che ringrazio per la presenza costante e la partecipazione non solo economica. 


La borsa di studio di Mina prevede l’erogazione di 10mila euro l’anno e l’alloggio gratuito presso il Campus Universitario CX. Mina può finalmente riprendere il suo progetto di vita: l’università, il corso di informatica, in una città bellissima, ricca di stimoli e l’impegno sociale: insieme ad Hasina Razma, è co-fondatrice dell’Associazione Studenti Afghani in Piemonte; associazione nata per supportare ed orientare studenti afghani nel percorsi di studio e nel disbrigo di pratiche amministrative. Durante questo processo di formazione, il suo sguardo e il suo sentimento sono sempre rivolti al suo paese, alla sua famiglia, ai suoi amici.


Questo Mina scrive a Fondazione Emmanuel lo scorso anno, riferendosi a sé ed alle altre 9 giovani donne afghane beneficiarie dello stesso progetto: “Siamo arrivate in Italia tutte molto giovani; è stato un grande shock iniziale per noi,…una nuova lingua, una nuova cultura,…abbiamo dovuto accettare che avremmo vissuto da sole e che tutte le responsabilità sarebbero state a nostro carico; una condizione del tutto nuova per noi da sempre abituate a riporre nella famiglia ogni preoccupazione ed ogni incombenza anche personale. Ma ci siamo riuscite e non si tratta soltanto dei risultati accademici,…siamo diventate


autonome, ci siamo emancipate e siamo felici. Ma c’è un pensiero fisso, è un pensiero triste e costante ed è quello delle nostre amiche che non sono riuscite a lasciare l’Afghanistan e sono private dei diritti fondamentali. Questo pensiero è nella nostra mente. Ogni giorno. E offusca la nostra felicità”.


Mina avrebbe potuto concentrarsi esclusivamente su se stessa, sui propri obiettivi, sul proprio benessere ritrovato e sull’opportunità che le è stata offerta, Ma  decide di non fare silenzio sulla condizione di ingiustizia e di privazione che subiscono le donne in Afghanistan.


Mina Sharifi passa dal pensiero all’azione e il 16 agosto 2023, lancia una Petizione per il “Diritto all’ISTRUZIONE in Afghanistan”, finalizzata all’avvio di un processo di emancipazione delle donne afghane, il conseguente progresso sociale e sviluppo integrale del suo Paese. Attraverso gli studi di Informatica, Mina immagina una applicazione educativa che, grazie alla tecnologia internet satellitare, realizzi una scuola online davvero inclusiva, nelle due lingue nazionali (pashto e dari); una scuola telematica che arrivi anche nei villaggi più remoti e che includa tutte le materie curriculari


insegnate nelle scuole primarie e secondarie. La petizione, grazie al supporto di Fondazione Emmanuel ed A.M.M.I. (Associazione Multietnica Mediatori Interculturali di Torino)  viene presentata sull’intero territorio nazionale da Torino a Lecce, nelle Università e negli Istituti Scolastici.  Mina Sharifi viene invitata a presentare la petizione a Strasburgo, presso il Parlamento Europeo e presso il Consiglio d’Europa in Islanda. 


In breve tempo la petizione è stata sottoscritta da 25.000 persone da tutto il mondo: argentina, Banghladesh, Brasile, Belgio, Cile, Colombia, Germania, Giamaica, Honduras, Mauritius, Myanmar, Norvegia, Senegal, Yemen, territori palestinesi,…


Lei è consapevole che questa Petizione ha bisogno non soltanto di sensibilità e legame con il suo popolo, le donne soprattutto; questa petizione per continuare a oltrepassare confini ha bisogno del suo coraggio perché anche i talebani hanno le loro reti internazionali e parte della famiglia di Mina è ancora in Afghanistan.


Mina è una giovane /donna/studentessa/ attivista per i diritti umani/ afghana/ di etnia hazara (in Afghanistan la più discriminata e la più perseguitata) che, attraverso la sua petizione internazionale per il Diritto all’Istruzione in Afghanistan, ha sfidato il regime repressivo di aparthaid di genere del regime Talebano”.